Nel recente sviluppo dell’inchiesta che coinvolge Tod’s, la Procura di Milano ha iscritto la società nel registro degli indagati per responsabilità amministrativa ex D.Lgs. 231/2001, con riferimento allo sfruttamento di manodopera (caporalato) in sei opifici della propria filiera di fornitura.

La Procura ha inoltre richiesto al giudice l’applicazione di una misura interdittiva che vieti a Tod’s di effettuare pubblicità dei propri prodotti per sei mesi, presentata come risposta alla presunta «cecità intenzionale» dell’azienda rispetto alle situazioni di sfruttamento presenti nella supply chain.

Secondo la contestazione, pur avendo commissionato audit nel 2023 (15 fornitori), nel 2024 (24) e nel 2025 (28) – dai quali emergevano chiaramente retribuzioni inferiori ai minimi contrattuali, dispositivi di sicurezza rimossi e dormitori insalubri – Tod’s non avrebbe adottato interventi correttivi adeguati. Questo comportamento viene letto dalla Procura come prova dell’assenza di modelli organizzativi 231 realmente efficaci nel prevenire tali violazioni.

Il caso evidenzia in modo netto che la qualità aziendale non può essere ridotta alla sola conformità del prodotto o al possesso di certificazioni formali: oggi è indispensabile un sistema organizzativo strutturato, capace di prevenire anche i reati che possono essere commessi all’interno della filiera produttiva, soprattutto in materia di tutela del lavoro, sicurezza e diritti dei lavoratori.

I modelli organizzativi ex D.Lgs. 231/2001 e i sistemi di gestione per la qualità (ad es. standard ISO 9001) devono quindi dialogare, integrarsi e rafforzarsi a vicenda. Un approccio evoluto alla qualità richiede che il controllo sui fornitori non si limiti agli aspetti tecnici del prodotto, ma includa anche verifiche etiche, sociali e di compliance normativa, con particolare attenzione ai rischi di sfruttamento lavorativo.

In questo senso, il caso Tod’s rappresenta un vero monito per tutte le imprese: audit non gestiti, segnalazioni non monitorate e assenza di adeguati meccanismi di escalation interna possono tradursi in contestazioni penali, misure interdittive e gravi danni reputazionali, spesso complessi e costosi da recuperare nel tempo.

Per ridurre significativamente questo rischio, un sistema integrato Qualità–231 dovrebbe prevedere almeno:

  • una mappatura sistematica di fornitori e subfornitori, con valutazione del rischio di sfruttamento e di non conformità etico-sociali;
  • audit periodici sulla filiera con gestione strutturata delle non conformità, tempi chiari di risoluzione e responsabilità definite sulle azioni correttive;
  • procedure che colleghino in modo diretto e tracciabile gli esiti degli audit alle decisioni sui rapporti commerciali con i fornitori (mantenimento, sospensione o revoca del rapporto);
  • formazione mirata del personale su temi di legalità, caporalato e responsabilità 231, oltre a canali di segnalazione indipendenti e riservati (whistleblowing) per intercettare anomalie lungo la filiera.

Lo studio Eidos SRL può intervenire in due modalità strategiche e complementari:

  1. Supporto nella progettazione e implementazione del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo (MOG 231) e nella sistematizzazione dei processi di compliance interna, con particolare focus sui rischi legati alla filiera e al lavoro;

  2. Affiancamento nell’ottimizzazione del sistema di gestione della qualità e nella verifica della filiera – audit fornitori, assessment etico-sociale, tracciabilità della supply chain, supporto alle certificazioni di Qualità e integrazione con i presidi 231.

Questo caso non riguarda solo un marchio del lusso: diventa un paradigma per qualsiasi impresa che voglia assicurare integrità, legalità, sostenibilità e qualità lungo l’intera filiera pro