
Crescita e complessità
La crescita aziendale rappresenta da sempre un obiettivo imprescindibile per ogni impresa che operi in un contesto competitivo globale.
Aumentare il fatturato significa non solo rafforzare la propria posizione sul mercato, ma anche rispondere alle aspettative degli azionisti, attrarre investitori, garantire nuove opportunità di lavoro e generare ricchezza per la collettività.
Tuttavia, con l’espansione aumentano inevitabilmente la complessità organizzativa e le aziende che crescono troppo velocemente rischiano di perdere agilità, appesantite da procedure interne eccessivamente burocratiche e da processi decisionali rallentati.
Un contributo illuminante su questo tema proviene da Andy Jassy, attuale CEO di Amazon, che ha raccolto l’eredità di Jeff Bezos.
Jassy sottolinea come anche le organizzazioni di dimensioni imponenti debbano sforzarsi di preservare lo spirito della start-up: mantenere creatività, velocità di azione e capacità di sperimentare, accettando il rischio di fallire.
Secondo il manager, la vera chiave di successo consiste nell’accettare l’imperfezione e nel riconoscere che le decisioni, soprattutto in contesti complessi e dinamici, non possono attendere di essere perfette prima di essere attuate.
L’imperfezione, unita a un calcolato grado di rischio, diventa così un vantaggio competitivo.
Rigidità e perdita di opportunità
Questo approccio si contrappone a una tendenza molto diffusa: con l’aumentare della complessità, le organizzazioni tendono a irrigidirsi, a privilegiare la prudenza e a sviluppare una crescente avversione al rischio.
Il risultato è spesso la perdita di opportunità, il rallentamento dell’innovazione e una riduzione della capacità di adattamento al mercato.
Peter T. Coleman, studioso dei conflitti organizzativi, sottolinea come la crescita dimensionale comporti anche un inevitabile incremento di tensioni e contrasti interni.
Nel contesto internazionale attuale, caratterizzato da forte polarizzazione e radicalizzazione, la gestione dei conflitti diventa un fattore determinante.
Dati recenti raccolti negli Stati Uniti evidenziano un aumento significativo degli episodi di inciviltà nei luoghi di lavoro, con effetti negativi sulla produttività e sulla motivazione dei dipendenti.
La proposta di Coleman è quella di sviluppare una nuova figura di leader, “intelligente nei conflitti”, capace di affrontare le tensioni con equilibrio e visione strategica.
Una doppia riflessione
L’analisi, pubblicata su Harvard Business Review Italia (luglio-agosto 2025), ci offre quindi una duplice lezione:
– l’importanza di accettare l’imperfezione e il rischio come elementi fisiologici della crescita;
– la necessità di rafforzare le competenze manageriali nella gestione dei conflitti interni, per trasformarli da ostacolo a opportunità di miglioramento organizzativo.
Il nostro commento
Come studio di consulenza aziendale, riteniamo che queste riflessioni siano di grande attualità anche per il tessuto imprenditoriale italiano.
La sfida per le imprese non è soltanto crescere, ma farlo mantenendo agilità, spirito innovativo e capacità di decisione rapida.
Allo stesso tempo, diventa imprescindibile saper gestire le tensioni interne e i conflitti che emergono in contesti organizzativi complessi. L’equilibrio tra imperfezione accettata, propensione al rischio e capacità di mediazione rappresenta oggi una delle competenze più decisive per il successo duraturo di un’azienda.